"La materia e l'immagine. Archeologia e tradizione dell'antico a Perugia"

sabato, 7 febbraio 2004 ore 12,00 - Sala Lippi, Banca dell'Umbria, Corso Vannucci.

Manifesto della Mostra

La Mostra cade alla conclusione del Convegno “La storia e l’archeologia di Perugia nell’Antichità”, Perugia, Sala delle Colonne – Fondazione Cassa di Risparmio/ Sala delle Adunanze della Facoltà di Lettere e Filosofia, 5 – 7 Febbraio 2004). Non è mera coincidenza. E’, piuttosto, un’opportunità ricercata per aprire ad un pubblico più vasto e non composto dai soli addetti ai lavori un tema, quello di Perugia nell’Antichità, visto e presentato sotto una luce del tutto nuova. Capace dal un lato di affrontare, per quanto possibile, le stesse tematiche e gli stessi problemi affrontati in sede di convegno e dall’altro di rispecchiare in una sorta di grande sintesi visiva l’intero arco dei principali interventi di scavo occorsi nel passato (sino ai giorni nostri) in area urbana quanto nell’ambito stesso del territorio della città.   L’originalità della sintesi proposta sta nel fatto che questa è costruita attraverso il ricorso univoco (6 sole sono le copie presenti) a documenti a stampa,  a manoscritti, a rilievi o a fotografie pubblicati, redatti o scattate al momento stesso della scoperta.

Insomma la storia dell’Archeologia perugina a partire dal 1500 è sempre ripercorsa per immagini e testimonianze di prima mano. Molte delle quali del tutto inedite o poco note alla stessa letteratura specialistica. Ed anche questa scelta non è stata casuale. In ogni situazione, quando ciò è stato possibile, si è voluta cogliere la prima reazione “scientifica” dello studioso di fronte alla scoperta, ma anche la reazione della comunità, l’apporto dei dilettanti di antichità, i tanti che hanno contribuito alla fortuna dell’Archeologia perugina fra XVIII e XIX secolo. E a fianco si sono disposte e si sono presentate le grandi opere a stampa, quelle che, di lì a poco, hanno diffuso le cronache, gli studi, le interpretazioni della scienza ufficiale. A queste, del resto, e soprattutto alle tavole dei volumi relativi alle grandi collezioni si affidava già nel passato, come all’unica risorsa disponibile e possibile, la finalità di trasmettere attraverso immagini la documentazione della o delle scoperte.  Planimetrie e reperti solo descritti non avrebbero consentito nessuno sviluppo scientifico alla giovane scienza archeologica. Era nata da qui l’esigenza precocissima di accompagnare i testi con corredi di tavole, per quanto possibile, il più possibile aderenti alla realtà della situazione o dell’oggetto rappresentati. E in questa Mostra si è voluto, appunto, ricostruire questo sforzo plurigenerazionale di attenta comunicazione volto alla diffusione della conoscenza ma anche rispondente a principi di sicura riconoscibilità e, dunque, di preservazione e di valorizzazione di quanto di volta in volta rimesso in luce. In ciò la tradizione di studi perugina, soprattutto tra la fine del XVIII secolo e gli inizi del XX secolo, vanta nomi illustri quali Giovambattista Vermiglioli, Giancarlo Conestabile, Ariodante Fabretti e Giuseppe Bellucci. Ai quali si affiancano personaggi sicuramente meno noti al grande pubblico, ma importantissimi perché in ogni circostanza di scavo capaci di redigere documentazione grafica, fotografica e descrittiva inappuntabile, quali Mariano Guardabassi, Luigi Carattoli, Francesco Moretti e Angelo Lupattelli.

In Mostra ricorrono poi alcuni reperti di scavo, tutti di grande importanza e bellezza. Basti qui citare la statua di divinità da Compresso di Monte Tezio o l’urna di Aconia Quartilla dalla necropoli del Palazzone. A questi è affidato il compito di segnalare le tappe fondanti del divenire delle scoperte in Perugia distribuendosi questi rinvenimenti fra XVIII secolo e giorni nostri (da ultimo sono esposti anche i materiali rinvenuti nello scavo tuttora in corso del Capitolo della Cattedrale). Spesso, come richiesto dalla vincolante logica progettuale dell’esposizione, esemplificativamente accompagnandoli con riproduzioni d’epoca e con contestuali, o di poco successive, descrizioni manoscritte e a stampa.

Tutto ciò trova collocazione lungo i lati perimetrali della Sala Lippi.

Nel salone centrale sono disposti a cerchio, su cavalletti, o sul tavolo alcuni grandi disegni dal vero o ricostruttivi della cinta muraria, delle Porte, delle Tombe di S. Manno,  dei Volumni, dei Cai Cutu e ancora della Tomba Bella del Palazzone e del sotterraneo di S. Giuliana redatti nel corso del XX secolo. Autori Ugo Tarchi e Carlo Ponzi.

 

                                                                                    Maurizio Matteini Chiari