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L’AREA DEL FORO

 

La tradizione erudita locale, moderna e contemporanea, è concorde nel localizzare il foro entro l’ampio spazio che si estende ai piedi del Colle del Sole, che corrisponde all’ l’attuale P.za IV Novembre, incrociavano le due vie principali della città, il cardo maximus, che salendo dall’Arco di Augusto per l’attuale via U. Rocchi, attraversava la piazza e continuava, con un percorso che doveva coincidere con l’attuale Corso Vannucci, fino alla Porta Marzia, e il decumanus maximus, che dalla porta Trasimena attraverso l’attuale via dei Priori (dove recentissimi lavori per la manutenzione della rete telefonica e idrica hanno messo in luce alcuni basoli), raggiungeva la zona centrale e proseguiva poi, verosimilmente, per P.za Piccinino e Via Bontempi, fino a raggiungere l’arco dei Gigli.

L’attuale assetto della Piazza, caratterizzato dalla presenza di numerosi edifici sorti in gran parte lungo un arco di tempo che va dal sec.XIII al XVII, in mezzo alla quale spicca la splendida fontana dei Pisano, ha, naturalmente, molto alterato la fisionomia che quest’area doveva presentare in età antica, rendendo così ogni tentativo di ricostruzione difficile e, nella migliore delle ipotesi, incompleto.

Tuttavia, alcuni studi e poche fortunate scoperte, succedutesi lungo un arco di tempo considerevole, hanno reso disponibile un certo numero di dati relativi a questo settore della città antica che permettono di farsi comunque un’idea sull’aspetto che doveva avere.

L’interesse per alcuni resti antichi presenti all’interno del complesso della Cattedrale di S.Lorenzo è evidente sin dal prima metà del sec. XVII, quando  Felice Ciatti, nelle Memorie annali et istoriche delle cose di Perugia, riferiva che  “si veggion nelle cantine de’Canonici del Duomo antichissime fondamenta di grossissimi marmi quadrati…”; questa struttura, segnalata già da Cesare Crispolti nella sua Raccolta delle cose segnalate, la prima guida turistica della città, era stata interpretata come parte delle fondamenta di un tempio identificato, sulla base di alcuni dei passi di Appiano e di Cassio Dione relativi ai fatti del bellum Perusinum, con quello di Vulcano o con quello di Giunone. La critica di fine ottocento-inizio novecento scartò quest’ipotesi e preferì vedervi i resti di una cinta interna alla città che doveva difendere l’Acropoli, identificata (questa sì con sicurezza) con il Colle del Sole, in età ellenistica.

L’ipotesi più convincente sembra però quella che scaturisce dagli ultimi studi che mostrano come il monumento non siano altro che i che resti di una articolata struttura di sostruzioni destinata a contenere la zona del foro verso la parte ONO (e di cui è possibile vedere altri frustuli all’interno del Museo del Capitolo di S. Lorenzo e della Pasticceria “Talmone”): i forti dislivelli altimetrici che la città presenta, infatti, certo molto più evidenti in età antica, dovettero, probabilmente, indurre gli antichi abitanti a organizzare la città su un sistema di terrazzamenti allo scopo di rendere più agevole la circolazione e di guadagnare spazi da destinare ad aree pubbliche, come il foro, secondo un modello di chiara derivazione ellenistica, che trova  nella situazione urbanistica di Assisi il confronto più vicino.

Un altro ritrovamento molto interessante fu quello effettuato in occasione di alcuni lavori di ripavimentazione che interessarono P.za IV Novembre nel 1961, e ripresi poi nel 1979/80: parallelamente alla fronte del Palazzo del Vescovado, nel lato O della piazza, venne messa in luce una struttura (ora non più visibile) lunga circa 27 m. e larga 5 e con orientamento N-S, identificabile con una grande vasca o una cisterna per l’approvvigionamento idrico. La struttura, realizzata in opera cementizia, ha il fondo e le pareti rivestite in cocciopesto; oltre che come cisterna, è stata anche interpretata come la vasca inferiore di una fontana pubblica, posta in questa zona del foro a far da quinta architettonica all’intera area.

Un altro manufatto, del tutto simile al precedente fu rinvenuto nella medesima occasione lungo la facciata dell’antica Chiesa di S. Severo di Piazza (ora inglobata nella struttura di Palazzo dei Priori e difficilmente riconoscibile) orientato ortogonalmente al precedente quasi a formare un angolo retto, ma le allora esigenze di cantiere ne permisero solo un’esplorazione superficiale.

Scavi precedenti, eseguiti sul finire del sec.XIX in relazione ai lavori di posa del nuovo acquedotto cittadino, avevano messo in luce nel lato opposto, di fronte a Palazzo Friggeri, un’iscrizione molto frammentaria, rinvenuta a circa 1.80 m. di profondità. Il testo, molto frammentario e inciso su quattro righe su di una lastra di marmo recita: Imp. Cae[…] / Perusini[…] / Ti. Claud[…] / c[…].

Oggetto di vari studi, l’epigrafe è stata interpretata            anche in considerazione della forma del supporto che richiama, inequivocabilmente, una struttura architettonica, ora come ciò che restava di una dedica pertinente ad un monumento equestre dedicato a Augusto dai Peursini per la restituito della città dopo i fatti del 41-40 a.C. e situato nel foro, ora come un’iscrizione menzionante un restauro (forse di un edificio, vista anche la forma della lastra che sembra ricordare più quella di un architrave) fatto eseguire da Claudio su un opera realizzata nella città da Augusto.

Sulla presenza di altre strutture o edifici nell’area del foro, che pure dovevano esistere per garantire la vita civile e istituzionale della città, non si hanno finora notizie certe; un’iscrizione, la CIL XI 1924, trovata nella piccola chiesetta di S. Maria degli Aratri che sorgeva nei pressi della piccola P.za Cavallotti (ora è la chiesina di S. Matteo in Campo d’orto, nei pressi del complesso monumentale di S. Francesco al Prato), sembra segnalare ancora in età antonina, l’esistenza della curia da ubicarsi, verosimilmente, nell’area del foro e di una non altrimenti nota Schola Laeliana, mentre è ancora molto dibattuta la pertinenza alla città di un’epigrafe, la CIL XI 1946, rinvenuta, sembrerebbe, in località Canaglia e attestante una serie di strutture tra cui il Comitium e un saliente la cui ubicazione, nel caso in cui venisse verificata l’attinenza del documento alla Perugia d’epoca romana, potrebbe proporsi sempre nella stessa area.

Da segnalare, infine, la presenza alla base del campanile del Duomo di resti murari di incerta lettura e molto rimaneggiati e di altri paralleli a questi inglobati, sul lato opposto della piazza, nelle strutture di Palazzo dei Priori (visibili all’interno del guardaroba del Bookshop della Galleria Nazionale dell’Umbria) sui quali rimangono però ancora molte perplessità.

 Lucio Benedetti